19 mar 2012
Per parlare della condizione dei giornali al giorno d’oggi è forse meglio coinvolgere alcuni “fatti” emergenti da una inchiesta recente sullo stato dell’informazione negli USA.
- I giornali sono l’industria che muore più velocemente negli Stati Uniti.
Negli ultimi 5 anni hanno perso circa il 28% della forza lavoro; - I giornali continuano a perdere introiti pubblicitari dalla versione cartacea non rimpiazzati sufficientemente dai ricavi delle versioni digitali, ovvero i ricavi provenienti da abbonamenti/subscription di vario tipo e dala pubblicità online nei vari formati (display, contextual, etc…).
Per ogni dollaro di ricavi provenienti dalla versione digitale i giornali ne perdono 7 sulla versione cartacea.
E altri dati molto allarmanti che devono far riflettere. - Come risposta i giornali sembrano guardare con ottimismo ad un incremento della raccolta pubblicitaria dai formati targeted e display (banner, video) che saranno comunque insufficienti a bilanciare le perdite delle versioni cartecee e rimarrano presumibilmente ancora una porzione minoritaria dei ricavi.
Comunque si vogliano leggere questi dati si possono trarre alcune conclusioni facilmente condivisibili:
- I giornali sembrano non fare molti sforzi per inventarsi un nuovo modello di business economicamente sostenibile. E sembrano non comprendere che un nuovo modello di business è anzitutto che un nuovo modello di relazione con i lettori più che con gli inserzionisti pubblicitari. I lettori rimangono target e la pubblicità che verrà è smart targeted advertising;
- Nel giro di pochi anni molti giornali scompariranno, e questo non solo negli USA;
- La sostenibilità economica del sistema dell’informazione giornalistica è strettamente connessa alla sostenibilità dell’ecosistema dell’informazione. L’adattamento del tradizionale modello di business dei giornali – la vendita di spazi pubblicitari e di “contesto pubblicitario”, in senso più ampio – alle versioni online degli stessi giornali si è sinora rivelato improduttivo e fortemente “inquinante”.
Un nuovo modello sostenibile passa anche per una riduzione della complessità dell’informazione e del suo sistema di relazioni nonché per un coinvolgimento dei lettori in pratiche di costruzione collaborativa delle risorse informative e del prodotto finale dell’informazione.
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Post pubblicato da Fabrizio Napoli il 19 mar 2012
in Ecologia dell'informazione
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